La scrittrice milanese Myriam Mantegazza realizza con il romanzo Prova alchemica. Un medico inquieto nella Padova del ’500 un ben riuscito amalgama fra il genere narrativo del romanzo storico, consolidata colonna della letteratura italiana, e la fantascienza o meglio il “Fantasy”, genere letterario moderno di impronta anglosassone, cui si uniscono riusciti motivi di thrilling, nonché di indagine psicologica. L’intreccio della vicenda compie un balzo semi-millenario, in quanto congiunge la descrizione dell’Italia rinascimentale in quel di Padova, in orbita veneziana, dove il medico Joë Lorrain si pone come genio anticipatore della medicina, con le vicende della modernità e dell’attualità, in un’affascinante congiunzione romanzata tra la sapienza scientifica e la fantasia esoterica. Il rigore dell’indagine storica e l’estro creativo della fantasia sviluppati dalla scrittrice sortiscono in un romanzo che appare come uno fra i più ragguardevoli risultati narrativi apparsi in questi anni. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità attribuisce il Primo Premio per l’edito di Narrativa.
Ambientato in buona parte nella Napoli devastata dalla seconda guerra mondiale il romanzo di Raffaele Messina è tuttavia una storia d’amore e di sofferta maturazione dei giovani protagonisti. Francesco s’innamora ragazzino dell’amichetta Patrizia che pare ricambiarne i sentimenti, entrambi immersi nell’oasi di letizia e spensieratezza dell’età e dell’incantevole isola di Capri in cui vivono. Durerà poco. Le leggi razziali e il successivo scoppio della guerra li allontanerà per diversi anni pur senza scalfire l’amore ingenuo eppure tenace che li lega. Francesco vivrà nella speranza di riuscire un giorno a ritrovare la sua Patrizia, né le nefandezze, i lutti e le privazioni dovute al conflitto avranno il potere di fargliela dimenticare. L’Autore ci porta con grande abilità descrittiva nel cuore dei due innamorati e in una città dolente, martoriata, semidistrutta eppure capace di lottare e di ribellarsi al giogo della violenta dominazione dei nazi-fascisti. Un riscatto finale, grazie alle quattro giornate di rivolta, che non può non premiare anche la perseveranza del primo amore, quello che non si scorda mai.
L’ambientazione storica appare documentata con rigore nel rispetto degli eventi e degli ambienti, nel romanzo La visita dello scrittore genovese Franco Cadenasso. Il racconto prende lo spunto da una tela del Silvestro Lega, che diviene personaggio della vicenda, raccontata da un personaggio di invenzione. L’epopea del Risorgimento italiano è raccontata nell’incalzare di una successione di episodio che acquistano il valore di una sceneggiatura cinematografica. Il glorioso riscatto italiano dall’oppressione delle potenze straniere la realizzazione dell’Italia, viene letto nel sottofondo di criticità della conquista sabauda delle amebe terre della Penisola con l’intenzione di realizzare una somma di poteri politici, nella mortificazione del Mezzogiorno e nella responsabilità di avere suscitato il fenomeno del brigantaggio. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità attribuisce il Terzo Premio per l’edito di Narrativa.
La trama di questo romanzo in realtà si dipana in una serie di vicende che si intrecciano e coinvolgono vari personaggi dalle provenienze e dalle caratteristiche assai differenti. Conosciamo così un mafioso pentito che avrà vita breve, un giovane sfortunato colpito da una grave malattia cardiaca, un tenace maresciallo dei carabinieri, ma soprattutto un profugo di colore segnato dall’oscuro passato ed un colonnello della finanza in cura per un cancro che tuttavia non ne cancella il fiuto da segugio e l’ostinazione con cui segue le indagini. Senza dimenticare altri interessanti e ben tratteggiati personaggi che ruotano loro intorno a partire dalla moglie siriana dello stesso colonnello. Il tutto in un coinvolgente coacervo di fatti e misfatti entro cui l’Autore si districa molto bene appassionando il lettore con una scrittura asciutta ed incisiva e mantenendone elevata l'attenzione fino ai sorprendenti sviluppi finali.
Il libro di Angela Delgrosso Bellardi, Dal Rosa al Viso, è un romanzo storico costruito geograficamente con una campata che va principalmente dal Monte Rosa al Monviso, all’interno dell’epopea risorgimentale. Si tratta di una saga familiare che viene seguita per oltre mezzo secolo, da Carlo Alberto ad Amedeo di Savoia, figlio del Re Buono. La Scrittrice, nel ricostruire la storia della sua famiglia rende conto anche dell’ambiente sociale e culturale di Calasca prima e di Saluzzo dopo, con puntigliose documentazioni e ricerche d’archivio storico, condotte con grande investimento di tempo e di sapienza archivistica. Il libro è impreziosito da una serie di tavole fuori testo di Franco Ballardi. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità attribuisce la Menzione d’Onore.
Si apprezzano l’efficacia e la forma espressiva, serrata e concisa, con cui lo scrittore Adelfo Forni racconta una appassionante storia di guerra e di collaborazione umana che unisce nello spazio la Grecia e l’Italia e nel tempo l’anno 1943 con l’anno 2013, un arco di settant’anni che vengono trasvolati con grande sensibilità nel sapere cogliere gli elementi più significativi della storia recente. L’Autore riesce pienamente nell’intento di dimostrare che al di sopra e al di là delle guerre volute dai poteri politici nazionali vi è un amore e un sentimento universale di solidarietà e di alleanza tra le genti, che si riconoscono uniti e sodali in una stessa avventura di vita. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità conferisce la Menzione di Onore e si augura che il libro ottenga una trasposizione cinematografica, dato lo stile filmico e per immagini che caratterizza l’intreccio.
Si presenta come romanzo d’avventura a fondo psicologico quello realizzato dallo scrittore parmense Michele Bussoni con I fiordi del perdono, ambientato nella cittadina norvegese di Svolvær, sita nell’arcipelago di Loften, all’interno del Circolo Polare Artico, a latitudini glaciali, tra gli incanti delle aurore boreali. Con sapienza narrativa Bussoni descrive la lunga vita del pescatore Bjarne Pedersen, tra avventurosi incontri con i capidogli e le insidie dei gorghi marini del Maelstrom, a cui si assommano i gorghi della vita quotidiana, con alternanza di momenti drammatici ad altri eventi più fausti. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità conferisce la Menzione d’Onore.
Il romanzo della scrittrice torinese Luciana Navoni Nosari campisce un arco di tempo quasi secolare e racconta in soluzione contemporanea sia una saga familiare sia una rappresentazione dell’evoluzione sociale e culturale delle popolazioni del Piemonte in Val Varaita, con ulteriori sconfinamenti in Francia e a Torino. Il dato storico viene sempre scrupolosamente rispettato, ma è anche integrato dalla felice creatività della scrittrice che integra gli eventi mancanti dell’intreccio ovvero che scherma con maestria l’identità dei reali protagonisti. La forza del racconto sta nella ricchezza dei dialoghi e nella verosimiglianza storica delle descrizioni. La grande protagonista del romanzo è la donna come elemento di resistenza, di grazia, di dolcezza e di unità di ogni cellula sociale. Splendido appare l’amore tra Caterina e Antonio. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità attribuisce Menzione d’Onore.
Mario Sodi racconta con uno stile delicato e poetico la vicenda di Federico, un cosiddetto “zonista”, cioè venditore della mitica Olivetti negli anni immediatamente post-bellici. Questi è un uomo assai particolare, abile nella vendita sebbene non se ne senta portato e affascinato, quasi ossessionato, da due grandi passioni: l’arte (è pure un pittore) e le donne. Se nella prima ottiene buoni successi nella seconda invece è costretto dagli eventi e dalle sue incertezze a districarsi in situazioni complicate e travagliate che lo segneranno per sempre. Perso presto il suo vero, grande amore adolescenziale si dibatte in relazioni amorose incompiute fino a che il destino pare finalmente compensarlo delle sofferenze giovanili, ma vi sarà davvero un lieto fine? L’Autore tratteggia con molta cura e con un’evidente affettuosità la figura del protagonista con le sue debolezze, i suoi rovelli, il suo desiderio di amare e di essere amato senza ipocrisie e finzioni. Il romanzo scorre appassionante mentre il lettore si affeziona sempre di più al protagonista con i suoi pregi ed i suoi difetti profondamente umani.
Francesco Grasso ci propone un romanzo molto particolare ed intrigante che mette insieme tre ingredienti assai gustosi: storia, mito e fantasia. Ne esce un ritratto simpatico e comunque credibile del grande matematico Archimede nei suoi ultimi anni di vita. L’Autore affianca, dunque, all'accurata ricerca storica una certa libera immaginazione che lo induce a presentarci lo scienziato siracusano ormai anziano come un genio tutto distrazione e sregolatezza, immerso totalmente nel suo mondo di invenzioni, ma è davvero così distaccato dalla vita reale? Pur aborrendo la guerra egli offre infatti il proprio preziosissimo aiuto alla sua città assediata dai romani come ci viene descritto con grande abilità e dovizia di particolari. Curioso, infine, che a raccontarci questa storia sia Dinostrato, un fedele servo poi divenuto discepolo di Archimede, personaggio ovviamente inventato eppure di straordinaria credibilità. La dote principale del Grasso consiste, a mio avviso, proprio nella capacità di mescolare realtà e fantasia in modo da rendere difficile al lettore scindere l’una dall’altra.
Il romanzo di Manrico Mansueti, Per ogni cosa c’è il suo tempo sotto il cielo, è ascrivibile alla categoria della narrativa di grande ricerca nei magazzini della memoria di un significato ultimativo o per lo meno logico delle esperienze di vita. Rispetto all’impareggiabile autore de La Recherche, Mansueti non sviluppa solo l’aspetto psicologico, sociale e culturale dei protagonisti, ma si preoccupa anche di rinverdire la tradizione narrativa classica integrandola con le tendenze più attuali, ispirate alla documentazione economico-politica degli Stati e delle relazioni internazionali. L’Autore realizza una rappresentazione vasta e profonda dei cambiamenti nazionali e internazionali avvenuti nella seconda metà del ventesimo secolo, a fianco della vicenda personale del protagonista Altiero Devoti, archeologo e, allo stesso tempo, grande inquisitore dei magazzini della memoria. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità attribuisce la Menzione d’Onore.
Girasoli al vento. Riflessioni e ricordi su mio padre è un romanzo memoriale che richiama il valore letterario di Lessico famigliare, attraverso la ricostruzione fedele e smagata dell’ambiente casalingo e culturale di Michele Prisco, il grande scrittore che rappresentò la “provincia addormentata”. Il romanzo a sua volta giunge a rappresentare un esempio ben riuscito di documentazione narrativa, di ricco spessore letterario e civile. Il Presidente della Giuria de I Murazzi conferisce il Premio speciale della Giuria.