PREMIO PER L’EDITO di POESIA alla memoria del Poeta Nino Pinto
La descrizione della città in cui il Poeta vive appare contrappuntata da fantasmi provenienti da fonte sia autobiografica sia dalla memoria della letteratura, in un caleidoscopio di mutazioni tra il reale e l’immaginario, che è vita unica e autentica del Poeta, cittadino di Milano, ma anche apolide dell’intera cultura occidentale, per luoghi e per tempi, in una rincorsa dell’esperienza tra minime, popolari e quindi eroiche manifestazioni, con un controcanto di appercezione crescente della morte, finché essa diviene ineluttabile erosione del tempo, vendetta contro la non-vita e perfezione della vita. La parola poetica di Milo De Angelis è armonia instaurata tra i significati allusivi nella nebbia di metafore e i correlativi oggettivi, da una parte e, d’altro canto, composizione di versi, sovente ingambati su righe distinte, in un gioco metrico di linee intere e linee spezzate che fa da specchio alla rivelazione estensiva della coscienza del Poeta.
L’immersione totale nel dolore immediatamente suscita la memoria letteraria dell’esperienza poetica di Giuseppe Ungaretti per la morte del figlio Antonietto e il “continuo schianto” del Poeta, ma nel libro Francesca Del Moro si impone al lettore la superiore tragedia della maternità rapita, come vulnus non solo inflitto allo spirito, ma anche come mortificazione biologica che si abbatte sul corpo della genitrice per la perdita del suo frutto di carne. Il libro Ex madre è un’opera lirica di altissima dignità e compostezza, che rappresenta un enorme arricchimento culturale e civile per tutti.
Il mito di Narciso che si innamora della sua impalpabile immagine riflessa sullo specchio acquoreo diviene il mito del Poeta che cerca l’appercezione della scena del mondo nello specchio ipnotizzante della Poesia, ma che trova l’autenticità della consapevolezza di esistere nell’amore che è cardine e cerniera su cui ruota l’intera opera poetica di Amato Maria Bernabei, la cui memoria letteraria risale fino a Saffo e Catullo, per poi discendere attraverso Petrarca e Shakespeare fino alla lirica spagnola.
Nel barlume di una reminiscenza letteraria che data all’incirca otto secoli di storia linguistica, fino alle origini della Lingua italiana, ai tempi del Cantico delle creature e anche prima, ma anche nell’attualità contemporanea più impellente, nelle parole di Papa Francesco, il libro di Poesia di Elena Bartone, Lillà nel meriggio, marca poeticamente il simbolo dell’innamoramento nella luce divina del sole che ci dà vita e nel canto di gioia che ci unisce al miracolo di essere vivi e coscienti nella creazione del mondo: parole semplici ed immense, nella loro essenziale nudità espressiva di eterno rinnovamento e consistenza.
La ricostruzione per parole e per immagini che Paolo Bulfone descrive nel suo libro di Poesia Il peso dei passi rappresenta una rievocazione sia in chiave autobiografica sia in chiave storico-letteraria dell’avventura compostelana – il pellegrinaggio di devozione a Santiago de Compostela – che è uno dei percorsi di fede e di speranza più caratteristici e significativi dell’intera tradizione religiosa europea e non solo.
La valorizzazione della linguistica slovena della Benecia costituisce un arricchimento di ricchezza e di diversificazione della letteratura europea cui l’Italia è chiamata a porsi come primario difensore e valorizzatore dei meriti culturali esistenti nelle poesie di Andreina Trusgnach, precisamente nel suo magnifico libro L’altalena che non c’era, silloge di incomparabile grazia e garbo civile, costruito con “briciole poetiche” di luce e di vita che fanno rivivere gli usi, le culture e l’umanità degli abitanti della magnifica terra storico-geografica della Slavia Friulana.
Lo straordinario legame di autenticità e di partecipazione che la Poesia riesce a disvelare nei rapporti corrispondenza tra tre il nostro io e il mondo che ci circonda, fatto di cose e di persone, viene illustrato con forza persuasiva nelle splendide liriche collazionate da Stefano Bianchi nel suo Libro di Poesia Da quando non ci siete, così calibrato e persuasivo nella sua forza di rappresentazione del vissuto con ricchezza di occasioni e complicità di emozioni.
Luminoso e affascinante esempio di Poesia della ragione e dello spirito, come cammino di consapevolezza e di discernimento delle logiche quotidiane nonché di resa imbelle agli enigmi del mistero appare il libro di Maria Di Chio, Canto pitagorico, dedicato anche in devota rievocazione della figura magistrale di Enzo Mandruzzato, fine classicista e scrittore della contemporaneità..
Nella sublimazione di un riconoscibile abbraccio ecumenico, Ivan Fedeli, con straordinaria incisività e verità espressiva, ricostruisce nel suo libro di Poesia Cose di provincia, l’ambiente cittadino di una collettività sostanzialmente operosa e pacifica, in una periferia di Milano, in cui una pluralità di protagonisti anonimi è dedita a compiere i propri rituali quotidiani, tra lavoro, svago, amore, studio, come se si trattasse di una rappresentazione verista ma artefatta in spettacolo, che ricorda Jim Carrey, in The Truman Show.
Il libro di Monica Guerra, Entro e fuori le mura, sviluppa una contiguità di passaggi tra la dimensione della realtà e quella della rielaborazione del reale che comporta l’accrescimento degli spazi vitali, realizzato con la sapienza nei versi. La Poeta sa unire una sorta di poesia confessionale, capace di mettere a nudo la profondità dei suo sentire, con una poesia denotativa e descrittiva della scena del mondo, quasi in forma di appunto diaristico.
La facondia espressiva di Benito Poggio, noto negli ambienti poetici con l’appellativo di Pseudo-Dante per la versatilità con cui egli compone perfette terzine in rima dantesca, supera di gran lunga ogni esperimento di “parodia minimale” del Sommo Poeta e giunge a configurare degli autentici capolavori poetici, nonché delle composizioni in ottave ariostesche, oltre a delle elegie mirabili per scioltezza e leggerezza in eco al poeta inglese settecentesco Thomas Gray, e infine altre rime d’occasione altrettanto ammirevoli dedicate a luoghi, persone e fatti dell’attualità.
Il libro di Poesia di Matteo Zattoni, I figli che non tornano, ha la natura del romanzo poetico, in quanto sviluppa un contenuto decisamente di narrazione autobiografica, che consiste nella rammemorazione della prima gioventù dell’Autore, dalla sua età formazione scolastica fino al raggiungimento della maturità. Quest’ultima, quasi coincide con la morte di una colonna familiare. In tal modo il Poeta ricrea il motivo cardine della pittura e della poesia rinascimentale, quello delle “Tre Età” ovvero quello delle Stagioni, tanto care alla musica classica del Sei-Settecento, ma con moduli e stilemi di assoluta modernità e attualità.
PREMIO PER L’EDITO di POESIA OPERA PRIMA alla memoria della Poetessa Liana de Luca
Cittadina del mondo, Simona Giorgi percorre strade desuete, cogliendo di ogni luogo quel sostrato che molto si avvicina alla matrice profonda: può così, dall’incontro con l’elefante che barrisce verso il cielo, percepire il contatto tra la feconda terra asciugata dal vento e il fuoco del sole, amalgamati dalla propria emozione legata all’elemento acqua. Non meno incisiva è la presenza di un Oriente mistico in cui le immagini dello scorrere del fiume portano alla consapevolezza dell’avvicinarsi di ciò che è lontano, nella perfetta stasi meditativa. Ma non c’è solo silenzio e vuoto, anzi, è tutto un pulsare di vita che lega conscio e inconscio in un’unica danza “dentro il respiro di un flauto” nella sua opera, egregiamente illustrata da Chiara Giannini Mannarà.
L’esordio poetico di Angela Suppo è un giusto emergere, dopo anni di studi e lavori in ambito letterario, di un’opera dalla forte personalità. Il tempo, fin dal titolo, è il protagonista di un viaggio nel profondo in cui paesaggi liguri, e non solo, si snodano presentando l’alternarsi di passato presente e futuro nella più assoluta nitidezza. L’abitudine al vedere “oltre” rende armoniosa l’espressione di una creatura il cui rapporto con il divino è facilitato dalla percezione della natura, introiettata attraverso piccoli gesti e immagini immediate. Ricerca di perfezione ed esigenza di lanciare un messaggio denso di concetti etici non sono mai disgiunti.
Da un incipit crepitante di suoni e una prima sezione in bianco e nero, ci si può affacciare su una “Stagione di sangue e perdono” dove appaiono tenui colori a ravvivare una natura partecipe dei sentimenti di Camilla Ziglia. Poetessa alla sua prima opera edita si pone all’attenzione del pubblico con un linguaggio chirurgico e nello stesso tempo duttile e delicato nel descrivere le promesse e i percorsi dell’anima. E di purificazione si può parlare quando l’acqua del lago, immobile, testimonia la compitezza del vissuto.
Un dialogo serrato tra le due parti complementari che in Lucia Brandoli rappresentano il suo femminile e il suo maschile, questo – a volte – proiettato sull’altro: la sensualità sottile che avvolge le due istanze si amplia coinvolgendo l’ambiente nelle sue forme più vicine al quotidiano, dal profumo del gelsomino sul balcone, alle prostitute dalle cosce lunghe; dal corpo nudo rispecchiato nella stanza ai materassi avvolgenti ma non consolatori quanto l’abbraccio del padre. Nell’incisività di alcuni versi traspare il guerriero forse ferito, ma non domo, in quanto in grado di “smantellare” un amore e rendersi “salva e vuota” cioè riappropriata perfettamente del proprio femminile da amazzone gentile.
Prendere coscienza delle proprie difficoltà segna un punto a favore di chi vuole liberarsi da tutto ciò che non permette di respirare a pieni polmoni: così nel gettare sul foglio poesie, ballate, prosa poetica Antonietta Natalizio ha nel tempo realizzato parte del suo sogno e in questa sua opera prima testimonia quanto la determinazione sia alla base della propria riuscita, in qualsiasi campo.
Nascere in una terra fertile come la Basilicata, testimone di tradizioni antiche, ha certamente influito sulla creatività di Rosetta Santaluce, poetessa alla sua prima raccolta edita, ma cultrice da lunga data della letteratura italiana e latina. Le figure femminili che spuntano dalla Storia riflettono il carattere indomito dell’autrice, dalle Amazzoni trivellatrici a Venere dallo sguardo penetrante, dalla nobile Antigone al delirio di Cassandra. Sempre restia a debordare con inutili aggettivi o ripetute immagini, dimostra la padronanza della espressione poetica sia nel sonetto sia nel verso libero.