Consapevole dell’alta espressione poetica raggiunta negli anni da Viviane Ciampi e del suo felice incontro e affiliazione con la tradizione letteraria di due somme letterature d’Europa – quella francese e quella italiana – sempre rivitalizzate e alluse nelle forme nuove e sorprendenti di una cifra di stile personale e dotta, la Giuria all’unanimità conferisce al libro Scritto nelle saline il primo premio assoluto per l’inedito di Poesia del Premio I Murazzi e ne decreta la pubblicazione, sottolineando l’alto valore dell’intreccio poetico tra pensiero poetante e auto-confessione intima, in una sorta di diario dell’anima che si spinge alle più meditate espressioni di verità e di luce, nella metafora di una natura in cui si raccolga il sale dalla terra.
Nell’uso di un linguaggio tanto cristallino quanto rigoroso per il rispetto della forma e dei contenuti, Luigi De Rosa mette a fuoco il dramma del poeta moderno che ha acquisito la coscienza storica dell’inadeguatezza della parola letteraria a raccontare il movimento e la densità del mondo reale, ma che tuttavia non abdica al suo ruolo di anima sensibile e vigile della storia degli uomini e dei suoi drammatici eventi personali e collettivi.
Dai fatti autentici della vita quotidiana e dall’osservazione riflessiva degli eventi mondani rilevati con sensibilità votata a valorizzare gli elementi minori e le mezze figure, la poetessa Ester Ghione architetta un intreccio di allusioni e di metafore che giunge a campire con pienezza i vasti cieli della tradizione poetica nei quali si descrivono le traiettorie più raffinate dell’esistenza umana, tra speranza e accettazione, tra nostalgia del passato e immaginazione del futuro, assumendo come fondale scenico i paesaggi della memoria che hanno i due fuochi principali nelle marine liguri e negli scorci metropolitani torinesi. La Giuria all’unanimità attribuisce la dignità di stampa, con particolare approvazione del verseggiare schietto e stretto del dettato, che testimonia l’aderenza immediata della parola alle asperità del reale e il processo improvviso delle sinapsi del pensiero poetico.
Poesia che si rende ascolto di voci e murmuri provenienti da una nozione indeterminata di spazio e di tempo, ma tuttavia attinente al mondo figurato come espressione estesa della realtà umana: voci che provengono dai fatti e dai pensieri dell’umanità, e che alimentano la vita interiore con una riflessione di dolente nostalgia, per luci e per ombre, di vuoti e di pieni. La poesia di Silvia Marzano è fascinazione della mente, razionale e devota, orientata alla sorgente della vita e al ripetersi meraviglioso degli eventi che scandiscono il viaggio.
Nell’eccellenza di un linguaggio poetico curato con sapiente erudizione e con grazia scevra da esternazioni di pedanteria, lo scrittore Mario Rondi ripropone il fascino delle forme chiuse appartenute all’alto stile letterario, ma rinverdite e rinnovate nella magia dell’invenzione surrealista fino a creare un linguaggio che appare nel contempo virtuale e virtuoso nell’uso perfetto della metafora sviluppata da protagonisti antropomorfi tratti dal regno della flora e talvolta della fauna. Gli eroi antiepici di tale hortus conclusus divengono gli specchi verosimili e inquietanti dei vizi e delle virtù umane quali si presentano ai tempi nostri e quali probabilmente sono sempre stati nella temperie dei secoli.