Banchi di prova è il racconto in versi endecasillabi, che conduce con naturalezza la poesia nella prosa, di nuovissima applicazione e concezione, ma di antica aspirazione, giacché trova i suoi antenati nei prosimetri trecenteschi. La vita nuova di Silvio Ramat si va formando sui banchi di una scuola che non è racchiusa nel solo edificio scolastico, ma che si allarga agli insegnamenti ricevuti dai genitori, entrambi due colti educatori impegnati a diversi livelli di insegnamento, e dalla casa si espande nei simposi degli atenei e nei convegni di cultura. Si tratta di uno dei percorsi di crescita più significativi capaci di rappresentare la mappa di identificazione degli ultimi sessanta anni di storia della poesia in Italia. Proprio per questo motivo il libro assurge a un significato complessivo che è una concentrazione di valori di cultura poetica sia in chiave autobiografica sia in chiave storica e civile.
Chiave di volta del sistema poetico di Ricchi sembra proprio essere il dono d’amore, come ultima, altissima, estrema luce che premia in maggiore misura il donatore rispetto al ricevente, secondo una visione dell’eros che è fondamentalmente cristiana, e quindi tale da comportare la proiezione del sentimento d’amore sul divino, e non solo sull’umano: cioè, resistenza dell’umano oltre e al di là del mistero del tempo, in un enigma irrisolvibile di fede e di speranze al limite dell’assurdo, al di là dei confini ben delineati dalla ragione, ma sostenuti da una sete insaziabile di amore, che supera ogni limite della logica.
Menotti Lerro è un poeta che costruisce con spontanea autenticità il suo viaggio pluriespressivo nelle possibilità della poesia. Lo fa con molto garbo e con nessuna supponenza, in modo conviviale e confidente, come farebbe un amico che vi confida con gioia tremante il luogo segreto per andare a funghi. Il lettore può con autentico piacere ricostruirsi nella mente la mappa del bosco letterario dentro cui Menotti Lerro raccoglie i frutti della poesia.