I nove racconti riuniti nel libro Le forme della notte sono collocati in tempi e luoghi diversi, talvolta anche immaginari o comunque non facilmente individuabili e descrivono vicende umane enunciate sempre sul filo surreale di una falla della realtà, come se si aprisse un varco che conduce all’invalidamento delle nozioni che noi abbiamo elaborato circa la concretezza dei fenomeni che ci circondano. Il titolo del libro è una metafora dell’oscurità che avvolge ogni nostra conoscenza e percezione oggettiva e soggettiva del mondo. Per parafrasare Hegel non è possibile tracciare la “fenomenologia dello spirito” che conduca al “sapere assoluto”. Ne deriva che alleggia sul libro un’atmosfera nietzschiana e celiniana di nichilismo accettato come condizione universale, tuttavia superabile attraverso il sogno nell’evasione onirica. Ma anche il sogno prevede una coscienza di disincanto dovuto al risveglio.
Lo stile espressivo appare curato, efficace, scorrevole e filante, con un rigoroso esercizio di rispetto delle forme.
La Giuria de I Murazzi all’unanimità attribuisce il Premio della pubblicazione.
I cinque racconti del noto scrittore varesotto Enea Biumi, riuniti nel libro che porta il titolo eponimo La maestrina del Copacabana, risultano ambientati nell’arco di anni che va dagli albori del fascismo fino all’affermazione in Italia della civiltà dei consumi e del welfare, ma mantenendo uno sguardo di particolare attenzione alle tradizioni del ceto contadino e per lo più piccolo borghese, con qualche eccezione riservata ai ceti più agiati e ristretti della società. L’ambientazione riguarda la vita di provincia, con gustosi inserimenti di espressioni dialettali, anche se non mancano interiezioni dal tardo latino di derivazione proverbiale o chiesastica. Lo stile narrativo è allo stesso tempo facondo e schietto, con un timbro di astuzia popolare che mette a fuoco la gioia di vivere, ma anche gli inciampi della malasorte e la tentazione ai sotterfugi o agli inganni. Nel complesso l’Autore ricostruisce un ricco mosaico sociale che incanta per la vividezza dei toni e delle luci, orientate a rappresentare la vita, l’amore e la morte sia alla luce del sole sia nelle tenebre dionisiache del peccato.
La Giuria de I Murazzi 2020 per la Sezione di Narrativa Inedita attribuisce all’unanimità la Dignità di Stampa.
Il romanzo Musha è ambientato nell’Argentina della dittatura militare, all’interno del periodo che va dal 1977 al 1983 e costituisce testimonianza romanzata inerente a una vicenda reale di particolare resistenza passiva e disobbedienza civile condotta con coraggio da un pilota dell’aviazione civile, supportato dalla famiglia e da altri personaggi della sua cerchia di amicizie. L’opera ha il pregio di non apparire mai declamatoria e di evitare ogni retorica sull’eroismo degli oppositori alla dittatura, ma di fare emergere spontaneamente la luce di umanità e di mutuo soccorso come elemento naturale della natura umana, incapace di rimanere insensibile alla violenza subita dagli oppressi. Lo stile del racconto è allo stesso tempo familiare e fatato, come fosse una fiaba concreta ma anche magica.
Per il fascino letterario della scrittura e per l’alto valore di formazione civile, storica e culturale la Giuria de I Murazzi attribuisce all’unanimità la Dignità di Stampa.
Il romanzo di Amerigo Ghioldi, L’angelo di Venere riprende in modo totalmente innovativo il tema caro alla tradizione romantica, quello del legame dicotomico tra amore-morte. Infatti, nel romanzo esiste anche un angelo della morte che è la negazione di quello di Venere. Eros e Thanatos si contrappongono nella vicenda di educazione sentimentale del giovane Enrico Derzanti, il quale viene impaurito e tiranneggiato dalla pedagogia vessatoria del collegio salesiano in cui trascorre due anni come interno tra mortificazioni e penitenze morali e spirituali, che finiscono per indurgli una sindrome delle tenebre funerarie, ma successivamente fiorisce alle lusinghe della vita e alle dolcezze di Cupido con l’amore della bella Egle, che svolge il ruolo della Venere, simbolo di eros, bellezza e vita, e che dischiude a Enrico la gioia di vivere. Il libro, suddiviso in tre parti, per la prima parte è ambientato nel plumbeo collegio religioso. La seconda parte fa da cerniera metropolitana alla terza ove è illustrata la splendida storia d’amore nella cornice di Venezia.
La Giuria de I Murazzi all’unanimità attribuisce la Dignità di Stampa per il valore etico sviluppato dall’autore nel romanzo a difesa della libertà di giudizio e della soggettiva formazione mentale e sentimentale dei giovani.
La scrittrice Céline Menghi realizza l’assoluto superamento del romanzo tradizionale con l’abolizione totale della trama, la disarticolazione logica del linguaggio, e l’introduzione dello sviluppo analogico dell’esposizione. La forma scritta non rispetta più la morfologia deputata delle parole, ma diviene espressione fonica dei messaggi, per cui lo scritto si trasforma in un percorso accidentato della grammatica, tuttavia si presenta come messaggio piano e pluriespressivo di significati fonici, che ammettono anche giochi di parole, calembour e sciarade enigmistiche. L’obbiettivo della scrittrice è quello di dare conto dei processi psicanalitici di elaborazione del cervello congiuntamente alle attività dei sensi e alla mobilità del corpo.
La Giuria de I Murazzi della Sezione Narrativa Inedita attribuisce all’unanimità la Dignità di stampa al libro (H)a letto della scrittrice Céline Menghi.
L’inconsueta opera di Roberto Morpurgo di intonazione umoristica, ironica e satirica non è facile da collocare tra le correnti letterarie né della tradizione né della modernità. Tuttavia, essa si avvicina agli esempi di piena libertà e varietà di scrittura tipici degli autori cosiddetti “Scapigliati” e, in tempi più recenti, alla prestigiosa figura di Cesare Zavattini, scrittore esponente sia del neorealismo sia del surrealismo.
La Giuria de I Murazzi per la Sezione di Narrativa Inedita attribuisce all’unanimità la Dignità di Stampa ai racconti Brevi infittite intermittenze nella diradata imminenza dell’Apocalisse di Roberto Morpurgo.
Daniele Pelizzari è autore di microracconti e di fulminee trovate sempre di grande effetto comico e talvolta di finissimo umorismo surrealistico. Non manca nell’opera la capacità di rappresentare a specchio vizi e tic, pusillanimità e fraintendimenti che costituiscono la casistica degli inciampi e degli equivoci umani più ricorrenti e giocondi.
La Giuria de I Murazzi 2020 per la Sezione di Narrativa Inedita all’unanimità attribuisce la Dignità di Stampa all’opera Hai sceso la scolopendra? di Daniele Pelizzari.
I dieci racconti che costituiscono il libro in prosa di Ugo Pupillo, con il primo che è eponimo e si intitola Il rovescio della medaglia, hanno in comune un processo di svelamento della verità profonda rispetto all’apparenza esteriore delle cose che tende sempre a simulare un inganno o quanto meno una visione parziale dell’equilibrio nei rapporti umani. Lo stile franco, corsivo e sciolto dello Scrittore rende avvincente ed empatica ogni vicenda degli umani camuffamenti.
Per metà thrilling e per l’altra metà commedia pirandelliana, con una trama un poco psicologica e un poco surreale, la pièce teatrale di Mario Tassinari intitolata Ero un altro svolge una brillante rappresentazione di un caso tipico di triangolo amoroso, con marito, moglie e l’amante della moglie, il quale ultimo è il fraterno amico invidioso del marito. Ambientata in un ceto alto borghese, la vicenda scorre veloce e affascinante, verso un esito inaspettato. L’autore dimostra una sicura abilità nella ricostruzione del carattere dei personaggi ottenuta attraverso il dialogo e il movimento scenico.
La Giuria de I Murazzi all’unanimità attribuisce la Dignità di Stampa.
Il racconto lungo di Gigliola Magnetti, contrappuntato da inserti di Poesia, e intitolato Casa di famiglia, casa di carta, descrive una saga familiare nei rapporti di nonni, genitori, figlia e nipoti, con l’ambientazione nella casa e nel giardino della realtà quotidiana che si trasformano nei soggetti della scrittura letteraria.
Il romanzo Il silenzio e la cenere abbraccia un arco di anni che va dai postumi della Grande Guerra fino quasi alla fine del XX secolo e descrive la vita di Anna dalla sua fanciullezza, anche trascorsa accanto al fuoco del caminetto fino alle sue ceneri onorate dai due figli gemelli Sandro ed Ester. La centralità del rapporto è rappresentata dal grande dono d’amore che questa coraggiosa donna fa della sua vita per offrirla come strumento di felicità e di sicurezza a vantaggio della realizzazione della vita del marito Enrico e dei due figli. Il libro è rivelatore della straordinaria importanza rappresentata dalla donna nella costruzione della saldezza e felicità familiare. Lo stile del racconto è limpido e scorrevole.