Nel suo romanzo Satori weekend un fine settimana di presa di coscienza, l’autore presenta, con garbata ironia, un quadro della società contemporanea, presa da frenesia di piacere e da ambizioni di successo economico, dietro i quali si celano il vuoto esistenziale e un’interiore solitudine che solo i valori etici tradizionali potrebbero colmare. I due protagonisti della vicenda lo comprendono durante un fine settimana in cui, stanchi dei riti orgiastici del venerdì e del sabato notte, decidono di concedersi una breve vacanza in una quieta località marina, dove inaspettate sorprese e presentite delusioni porteranno entrambi a una salutare autocritica. Il tono scanzonato della narrazione nasconde abilmente il severo monito insito nell’opera.
La metafora con cui il protagonista del romanzo introspettivo Blue si presenta è un vaso bianco di ceramica posato sopra un tavolo. Manuel si è sempre preoccupato che il tavolo, colla sua forma e il suo materiale, faccia bene figurare il vaso, che da vuoto si riempie di Blue solo allorché egli conosce l’affascinante Julieta Bru. L’essenza di Blue in un primo momento pare gioia, ma successivamente si rivela essere dolore. Julieta dopo avere illuso Manuel, beffardamente lo tradisce. Blue, il dolore, si personifica e si vanta di essere l’unico e inseparabile compagno dell’umana vita. Tra palpiti di amore e riflessioni esistenziale la vicenda si sviluppa in uno stile molto personale e poetico che non può non coinvolgere il lettore.
Raccolta di racconti ad andamento variabile, “come un valzer”, che si snodano avanti e indietro negli anni, per lo più ambientati nel mondo legale, vicende che coinvolgono giudici ed avvocati. Lo stile scorrevole, misurato ed elegante rende la lettura oltremodo piacevole. In particolare in Rosso cardinale è data un’irrispettosa, immaginaria, polemica, bene congegnata, spiegazione di un reale e irrisolto fatto di cronaca nera.
I Sette passi che danno il titolo al romanzo, sono quelli che separeranno definitivamente Miro dal primo amore, l’aristocratica Ludovica, ritrovata quasi per caso allorché, dopo anni, fa ritorno nel suo paese natio, Vasto. Sette passi dopo la stretta di mano che chiude il loro breve incontro lei si volge per osservarlo mentre si allontana in direzione opposta alla sua, sette passi ancora poi è lui a volgersi, troppo tardi, “lei scompare nel crepuscolo, solo la sua giacca bianca resta per un po’ a galleggiare nell’aria azzurrina della sera”. Assieme a Ludovica svanisce per Miro l’ultima speranza di rifarsi una vita, dopo il suicidio del fratello gemello in carcere, accusato di partecipazione alle nuove brigate rosse, la maledizione della madre, per la quale è stato proprio Miro a tradirlo, il fallimento del matrimonio. Egli ha perduto tutto, gli ideali politici, gli affetti famigliari, le amicizie, gli amori. Un romanzo interessante che rievoca e interpreta in modo diverso dal consueto il tentativo fallito, nell’ultimo quarto del Novecento e negli inizi del Duemila, di un rinnovamento politico in Italia, a opera di giovani, lavoratori e studenti.
L’insistenza patetica dell’innamorato, definitivamente congedato dalla sua Bella, nel tentare di trovare una parola atta a definire la durezza del cuore di lei: “Un cuore… un cuore…”, che chiude l’ultima novella della raccolta, fa comprendere che Ci si arena sempre nel parlare di ciò che si ama. La silloge contiene ritratti di una borghesia raffinata, tendente a ricorrere all’aiuto dell’analista per la soluzione di ogni problema, reale o solo immaginato, vicende, con felice conclusione, di amori contrastati, sventure in cui incappano corteggiatori respinti, ma testardamente insistenti. Incontri felici durante un viaggio in treno, un principio di Alzheimer in uno dei due partner di un’anziana coppia, indagini poliziesche su persone scomparse, l’umanità dolente che non ha neppure i mezzi per campare, ma che mantiene una forma di orgogliosa fierezza. Fatti e misfatti parti di una tavolozza dai mille colori che ritrae, con una tecnica elegante e raffinata, i modi e le forme molteplici dell’esistenza.
I racconti di Rosanna Pirovano ricostruiscono un passato più che secolare inerente la famiglia dei Pirovano originari di Erba nel comasco, ma diventano rappresentativi delle abitudini e della mentalità delle popolazioni di quella zona del comasco, così alacre, operosa, schietta e sostanzialmente ottimista, caratterizzata da un grande rispetto delle tradizioni familiari, la devozione verso i vecchi e la protezione rivolta ai giovani, il gusto dell’ospitalità accompagnato alle gioie genuine della compagnia, della conversazione, della buona tavola, sotto l’egida rasserenante della fiducia nel futuro, che spinge l’animo di questa gente a credere in un cielo sopra il cielo delle loro verdi vallate, a officiare una devozione verso l’amore universale, rappresentato dalla figura di Aristide Pirovano e di altri personaggi, in una cornice di vivida umanità operosa, sempre illuminata dalla virtù e sempre afflitta dal peccato e dal destino. La Giuria de I MURAZZI all’unanimità conferisce la dignità di stampa.
Dortmund è una città industriale nella regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia pesantemente bombardata nella seconda guerra mondiale e completamente ricostruita. Nel racconto di apertura della silloge l’autrice immagina che nel periodo post-bellico via sia stato instaurato una nuova struttura sociale da cui siano state eliminate le categorie che contraddistinguono un soggetto, appartenenza a una famiglia, cittadinanza di uno Stato, partecipazione a una specifica cultura. Una collettività di individui “singoli, non bastevoli a sé stessi.. in cerca solo di labili e temporanei confini…”. La storia non è materia di studio, nel continuo presente anche i ricordi personali devono essere cancellati. Esiste tuttavia una silenziosa opposizione da parte delle donne, che, ognuna per sé, si sforzano di riportare alla memoria gli usi e i costumi della loro precedente esistenza. Appunto le donne sono le protagoniste di tutte le vicende incluse nella raccolta, raffigurate in ogni età, dall’infanzia alla vecchiaia, in maniera autentica e con una scrittura inappuntabile.