Per ogni antologia concorsuale che viene pubblicata vale la speranza che il campione proposto dai curatori sia rappresentativo dell’universo a cui si riferisce. Infatti, ciò che distingue la documentazione di testi raccolta nell’ambito dei concorsi letterari, se la mettiamo a confronto con i repertori poetici elaborati da curatori di livello nazionale, è che i primi debbono essere espressione del concento di autori che partecipano a quello specifico concorso, mentre i secondi debbono costituire il più possibile un valido riferimento di valutazione e documentazione dei percorsi e dei contenuti dell’intera poesia nazionale. I primi ci indicheranno le caratteristiche degli autori che credono all’avventura letteraria figurata da quel dato concorso; i secondi, al contrario, ci indicano gli autori che hanno maggiormente influenzato la formazione della poesia italiana in un determinato periodo. Ognuno ben vede che si tratta di cose diverse. Nel primo caso abbiamo un rapporto di “lavori in corso” su un determinato progetto, cioè un documento di carattere progettuale e preventivo. Nel secondo caso, invece, abbiamo un rapporto di valutazione sul “lavoro eseguito”, cioè un documento di carattere periziale e consuntivo. Queste Voci dai Murazzi 2013, dunque, non vogliono affatto assurgere a campione rappresentativo della poesia italiana fotografata in un’istantanea di immanente attualità, ma vogliono, invece, costituire una rendicontazione delle caratteristiche di stile e di contenuto che I Murazzi hanno saputo suscitare negli scrittori che partecipano al progetto del premio torinese.
Nomen est omen, dice Plauto per indicare che il nome della cosa ne rappresenta già uno specifico presagio. Se così è, i murazzi, che sono i bastioni dell’antico e scomparso porto fluviale di Torino, rappresentano una vocazione al viaggio, alla testimonianza diaristica e più di tutto alla comunicazione. Tale ruolo è stato svolto dalla città di Torino massimamente nel periodo storico in cui fu capitale nazionale e ancora prima come capitale del regno sabaudo. Ed ecco che tale ruolo, nella modestia delle dovute proporzioni, si ritrova ingaggiato e ripreso dal concorso de I Murazzi, che mettono in mostra una poesia votata alla comunicazione e allo scambio dei messaggi e delle notizie; al dialogo civile e partecipativo sulle condizioni dell’attualità della vita quotidiana; alla confessionalità dialogica e al confronto ideale sui modelli di stile e di cultura; alla raccolta diaristica e alla rammemorazione degli eventi di piccola epica familiare e di quelli della grande epica sovranazionale che coinvolge l’intera umanità; all’avventura del viaggio di evasione, nello spazio e nel tempo, con uno scatenamento poematico della fantasia e dell’invenzione che trova l’eguale solo in epoca rinascimentale, nei grandi poemi cavallereschi di Ariosto, Boiardo e Tasso. Per chi segue con continuità la nuova produzione letteraria italiana, sembra che di anno in anno il tempo passi senza mai portare alcunché di nuovo. Tutto si ripete sempre uguale a sé stesso. Ma se si considera un arco di tempo più lungo e si confrontano le poesie di oggi con quelle scritte trent’anni prima, subito balzano agli occhi delle vistose differenze. Allora, si scrivevano ancora poesie all’ombra protettrice della grande triade novecentesca Quasimodo-Ungaretti-Montale, in un sotto tono di Sbarbaro e Saba, con contaminazioni, ricorsi ed echi a Pascoli, d’Annunzio, Gozzano e ai crepuscolari, per cui sembrava una novità rivoluzionaria fare sperimentalismo, strutturalismo o, su tutt’altro versante, gigioneggiare con scimmiottamenti dei beat d’oltreoceano. Era una poesia che privilegiava la ricerca del vero, sovente in debito verso la filosofia e l’estetica, in esplorazione delle condizioni e dei paesaggi dell’anima, votata all’analisi della parola, dei significanti e in genere dei mezzi dell’espressione artistica. Oggi c’è una poesia fittamente articolata sul fenomeno della comunicazione, sulla ragnatela del racconto, sovente confidenziale, diaristica, rappresentativa del quotidiano ovvero, in totale contrapposizione, lanciata su una tangente in fuga dalla realtà, verso la direzione di un mondo fantastico, nel segno dell’eros o dell’avventura cavalleresca. Il linguaggio della poesia è divenuto principalmente un problema di contenuti anziché di forme espressive: conta molto ciò che si dice e poco come lo si dice. Questo fatto, da solo, è già bastevole a rovesciare e a invertire il metodo di valutazione della poesia che si usava trent’anni fa, quando il linguaggio poetico pareva essere espressione prima di tutto della scelta e del peso operato dall’autore sui significanti e solo in seconda battuta era un’analisi dei significati.
Se si esaminano gli autori scelti come simboli rappresentativi di tutti i concorrenti si vedrà come l’importanza delle “notizie dalla vita e dal mondo” sia fondamentale. Essa può assumere la forma di diario della giornata del poeta – con un’eco di Giuseppe Parini – come avviene nella ormai famosa e consolidata poetica di Serena Siniscalco; ma può anche essere un’elaborazione di messaggi e riflessioni, dense di agganci e contenuti, come avviene nella poesia breve di Rosaria Di Donato. In una logica di racconto epico, intonato alle piccole dimensioni del nucleo familiare o alle grandi prospettive della storia patria e dell’umanità intera è la poesia serena di Pietro Rossi. Più votato a un impegno di riflessione interiore, che tuttavia lascia aperta la via di fuga verso l’eros e l’immaginazione, è la poesia colta e rattenuta di Antonio Derro. In Federica Bollone l’evasione verso la fantasia tende a diventare un fantasy, cioè una precisa indicazione di contenuti, di modi e di mode per fare volare il racconto in una realtà virtuale del tutto immaginaria. All’opposto, ma sempre sulla direttrice di “notizie dalla vita e dal mondo” è la poesia impressionistica di Anna Ferrarazzo costruita con l’accumulo di rapide pennellate e di singoli particolari del reale. Miriam Bonamico ci dà notizia di un mondo perfetto, in un qualche modo orientato verso un ideale superiore di umanità luminosa, rischiarata dalla poesia, ma sul quale incombe, esattamente come nel mondo reale, l’olocausto del dolore e della morte. Lucia Cena intona il mondo della poesia al presagio e al sortilegio, all’enigma del tempo, che lavora misteriosamente a erodere la finitezza degli uomini. Anche Sabina De Mori lavora luzianamente intorno a una memoria dell’attualità e all’enigma di un tempo sospeso tra l’effimero e l’infinito. Liliana Valentini ferma il tempo in una logica contraddetta di realtà e apparenza che si invertono le funzioni nel meccanismo dei ricordi. Tiziana Marini sviluppa un intreccio contrassegnato dalla poetica dell’attimo fuggente, il carpe diem di oraziana memoria. Lucia Grazia Scalandra fa rivivere in nuove forme e inusitate occasioni l’antico confronto tra realtà e sogno. Sul tema dell’eros è anche impegnata la poesia di Lorenzo Piccirillo, che tuttavia sceglie di ricorrere alla tecnica del monologo di shakespeariana memoria; in Maurizia Cavallero, invece, il tema dell’eros è svolto in simbiosi con le tematiche della natura e gli incantamenti paesaggistici. Temi naturalistici e di vita familiare si ritrovano nella poesia di Franco Andreone, con un’inclinazione alla favola o alla letteratura popolare. Sul piano concettuale della poesia dedicata alla riflessione erudita si muove Aldo Sisto, che mantiene l’intreccio poetico in un panorama di umanità sensibile a darsi un orizzonte metafisico. Edio Felice Schiavone si muove su quello stesso piano erudito eppure chiaro, convincente, palmare, con un intreccio magistrale di tematiche filosofiche, civili, paesaggistiche e naturalistiche. Un particolare lavoro sul linguaggio della poesia è architettato da Piero S. Costa che sfida la disattenzione per le forme chiuse comune a tutti (o quasi tutti) i poeti contemporanei e s’impegna molto al di là dell’ipersonetto di Sanguineti fino a giungere ad espressioni volutamente anacronistiche e paradossali, con le quali – in un contrasto spettacolare di tensioni – si arrovella a dare testimonianza dell’attualità più recente, con impegno filosofico, politico, storico e civile.
Queste voci di poesia che provengono dai murazzi, nella grande ricchezza e disparità di espressioni e contenuti, non si presentano come il movimento a carosello che, pur nell’agitazione della giostra, mantiene invariata la posizione stanziale a connotare una coordinata fissa di spazio-tempo, ma è piuttosto il flusso orientato verso un approdo vagamente indicato in un’esigenza di comunicazione, testimonianza, racconto: è già la virata della poesia verso un’inclinazione epica da cantastorie, di cui da tempo immemore si registrava l’assenza.
Elenco Autori in Voci dai Murazzi 2013
Franco Andreone
- Stagione
- La lanca
- Il mare
- Eclisse
- Dolce attesa
- Arciere
- Morte di una dimora
- Noi due
- Inesistenza amniotica
- La zona bianca
- Fragile fiore
- Quando nacqui…
- Se il deserto fiorirà
- Poter strappare…
- Liguria amata…
- Tu non conosci l’acqua
- Tu sei l’acqua
- Nella musica
- Il tuo viso disegna il mio cielo
- Tu sali le mie scale
- Il giorno 4 novembre
- Febbraio da pattinaggio
- La neve… bianca
- Se… il Natale è vicino
- Fuga e presenza il tempo
- Critica tendenziosa
- Quest’“apparir” che tanto va di moda
- E guardo… e sento… e penso
- L’enigma Salgari?
- E, pur nostro doman, quest’oggi narra
- Sempreverde
- Battellina
- Sera
- Indaco
- Prima delle cinque
- Blocco marmoreo di eroi
- Paesaggi
- Vieni amore
- Volto di fanciulla
- Fulgori
- Solo col suo respiro
- nata invano dalla notte
- rosaria azzurra marina
- samia yusuf omar
- Sola
- Sosta
- Ferma
- Nascita
- Morte
- Tutte le cose hanno un’ombra
- Fanciulla sola
- La stazione di mezzo
- Il vetro che sorride
- Lentamente
- Iris
- Liscia o gasata
- Mantice
- Monocromia
- Sfinge
- La strada bianca
- L’albero
- Cefalonia
- La fanfara
- Guareschi
- Il dono
- Il ritorno
- Sul sipario del sogno
- La bellezza della vita
- Lì, resti ferma ad aspettarmi
- Poetare – giocare
- “Spes ultima dea”
- Tapparella di luna
- Il sonnifero delle mie notti
- Ancora a Briciola
- C’è un giorno
- Dalla prora
- Il grano e la neve
- Perle
- La madre giovanetta
- La fede
- Come meteora
- Foto sì bella
- L’aurora boreale
- L’ultimo bacio
- Nostro mondo
- Dignità
- Forse malinconia
- A mamma
- I biondi capelli