Lo straordinario percorso di riflessione e di scrittura compiuto da Fabio Dainotti nel corso dell’intera vita dedicata allo studio della letteratura italiana e al sacerdozio dell’attività di corsivista, saggista e poeta, trova nel mirabile libro di poesia Lamento per Gina e altre poesie una piena rappresentazione simbolica della bellezza e della profondità del pensiero poetante sviluppato dallo scrittore di Cava de’ Tirreni nel corso di oltre mezzo secolo di ininterrotta attività, a principiare dalle forme di tardo ermetismo per giungere ai contrasti poetici del quotidiano, in modo da mettere a confronto le poesie degli esordi con quelle dell’attualità più recente, facendo emergere la continuità del sogno della poesia, pur nell’evoluzione degli anni e nel cambiamento formale delle mode della parola poetica.
La fluente poesia sviluppata negli anni dallo scrittore lucano Michele Battaglino, sempre orientata a sottolineare l’importanza dell’impegno civile e dell’esercizio continuo dello studio e dell’affinamento dell’umano sapere, trova nel libro di poesia Tessere alla deriva una rappresentazione organizzata per tre sezioni – Partenze e ritorni, Sillogismi e Haiku – le quali forniscono la visione, come trittico d’altare, in primo luogo del mondo dello scrittore rappresentato per sentimenti e per emozioni personali e familiari, anche legate alla bellezza incomparabile della terra d’origine, a cui seguono osservazioni e riflessioni di cittadino del mondo, impegnato nello sforzo di orientare sé stesso e il prossimo a perseguire un futuro migliore, e per ultimo al balenio caleidoscopico di illuminazioni poetiche di breve intensità e vertigine, in un festoso dardeggiare d’opinioni rivolto all’orizzonte degli eventi umani.
Come un arcobaleno che unisce agli estremi della campata il maestoso mito della Grande Madre fattrice dell’intera umanità e all’altro estremo la quotidianità silenziosa dell’operosità femminile, il libro della poetessa torinese Anna Raffaella Belpiede, Silenzio assordante, appare come il disegno riassuntivo di un pensiero femminile che connette con semplicità e successo il luminoso eroismo della donna alla sua invincibile paura della vita, lo slancio vitale del dono di sé, al suo opposto rinchiudersi nel rifugio della casa e della propria intimità, e illumina la rappresentazione complessiva della donna con la pienezza dei colori della vita e di tutte le situazioni possibili di gioia assoluta e al contrario di desolante rassegnazione.
L’immaginazione di una perfetta utopia d’eros capace di interpretare il cosmo e il miracolo dell’esistenza come ogni vicenda di possibile unione delle anime e dei corpi è il sogno della poesia sviluppata da Pamela Mancini nella preziosa raccolta La microeternità, idealmente collocata in un angolo edenico tra cielo e mare ove spira un refolo di meltemi, che è metafora dell’alito di vita proveniente dall’antica poesia d’amore, fonte originaria della civiltà occidentale, nel nome di Saffo e di altre voci.
L’atmosfera d’introspezione e di intimità della poesia di Paola Novaria è ricostruita con l’incanto inventivo della fantasticheria iperrealistica ed erudita, attraverso cui il quotidiano viene raccontato sul boccascena di un immaginario teatro il cui sfondo scenografico è rappresentato dalle occasioni colte della letteratura, con un recitativo proposto come un assolo lirico, ricco di nostalgia e di bellezza, talvolta ombreggiato dall’amarezza della solitudine, e con avvaloramento della parola poetica che si eleva a raccontare la vicenda contrastata di un “bene alloglotto”.
La gioiosità agrodolce del verseggiare da flâneur incantato e confessionale, in chiave ironica e inquisitrice, istruisce un canto armonico eppure stridente nel libro di poesia intitolato La stirpe delle seggiole, dello scrittore e attore torinese Angelo Tronca, sui casi della vita e sulla vita per caso, nella conoscenza delle regole e dei limiti, ma anche senza l’imposizione delle prime e dei secondi, in modo da elevare un elogio conclusivo e shakespeariano alla bellezza del mondo e alla sua imperscrutabile complessità.
Nell’organica scansione delle sue quattro sezioni, il libro in versi e in prosa di Franco Zoja coniuga la memoria del passato con le osservazioni del presente e le aspettative del futuro, ma soprattutto sottolinea non solo la modernità dei classici latini, ma addirittura la loro necessaria presenza e comprensione per riflettere con profondità sulle questioni più importanti della nostra vita presente, come l’amicizia, la ricchezza, l’onore, l’onestà, il sogno, il peccato e altre categorie appartenenti al profondo mondo dell’anima di cui lo scrittore torinese si è da sempre dichiarato paladino.